„Se Venessia no la fussi, Maran sarissi Venessia“.

Venezia c’è, ma, per fortuna, c’è anche Marano Lagunare con la sua inimitabile peculiarità di angolino della Serenissima sopravvissuto a dispetto di tutto, nel cuore della friulanità. Così a ragione riportava un articolo del Gazzettino di qualche tempo fa, così a ragione il parroco don Elia Piu ha intitolato il suo libro „Marano Lagunare, una comunità singolare“. Singolare perché particolare, ma soprattutto perchè „singola“ unica, inimitabile. Marano c’è e va scoperta perchè è uno dei pochi posti dove storia, natura quasi incontaminata e produttività si fondono alla perfezione creando per i visitatori un viaggio incomparabile nel tempo e nello spazio dove nulla è fittizio e tutto è stato mantenuto rispettando gli equilibri. Non toccate al maranese la laguna e i suoi diritti, consapevole che a quelle acque è legato da sempre il sostentamento. Non toccate al maranese la sua fiera origine veneziana, ancora marcata dal giuramento di fedeltà allo statuto cinquecentesco della Serenissima che ogni capodanno, nella messa solenne, il sindaco, con la fascia tricolore a fianco del gonfalone, pronuncia perpetrando un connubio che nessuno spezzerà mai. Un mix di „sacro e profano“ che non ha nulla da invidiare alle celeberrime messe del Tallero o dello Spadone che in altre località della regione (Cividale, Gemona…) si celebrano quasi in contemporanea, attirando migliaia di curiosi.
Ma questa, non è che una delle mille ragioni per cui Marano andrebbe „Vissuta“. A dire il vero le visite ci sono eccome, oltre 20mila all’anno, nelle Riserve Naturali, dove tuffarsi nella natura ed osservare dal vivo senza disturbare innumerevoli specie acquatiche e volatili che proliferano nel loro habitat naturale; un piccolo paradiso per i bambini e per i naturalisti.

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